Dopo Mirabello, non possono non mancare alcune semplici riflessioni che hanno solo la presunzione di evidenziare alcuni passaggi che poco mi hanno convinto nel discorso del Leader ormai senza partito, Gianfranco Fini. Innanzitutto, vorrei sottolineare il vero problema che si pone di fronte all’uomo che in questi anni ha saputo battere il record per tradimento di idee ed ideali: il federalismo. Finalmente, dopo anni di attesa, si avvera ciò che Umberto Bossi, ormai da molti lustri andava dicendo, ovvero che il delfino di Almirante, non ha mai digerito l’idea di un nuovo assetto istituzionale, quello federale per l’appunto, che cambierebbe radicalmente il modo di poter far politica anche al sud. Sì, perché i costi standard, non permetterebbero più a nessuno di “mangiare” nella grande torta che è lo stato da quelle parti, il federalismo non permetterebbe più di avere, tanto per fare un esempio, la Regione Lombardia con 9,5 milioni di abitanti e 3000 dipendenti e la Regione Sicilia, che di abitanti ne ha 4,5 Milioni, con 25.000 dipendenti pubblici. E si sa, non nascondiamoci dietro un dito, come queste assunzione vengano perfezionate, proprio per ricevere in cambio consenso politico da entrambi gli schieramenti. E dunque Fini sa bene che, senza le solite prebende, il già suo sottile zoccolo duro, si assottiglierebbe ancora di più, riducendo lui ed i suoi fidi deputati, (arrivano tutti dal mezzogiorno), ad un partito da prefisso telefonico, senza né arte, né parte nel paese. Ma il discorso di Fini, per certi versi interessante, cade in vistose quanto abnormi contraddizioni che vengono, peraltro malamente celate, solo dall’oratoria di un politico che, formatosi negli anni, riesce ad attrarre ancora gli illusi, che si possa, con tale uomo ricostruire qualcosa: ho sentito parlare di “codice etico” ovvero, di regole, secondo le quali, chi ha guai con la giustizia, dovrebbe dimettersi dalle cariche pubbliche, cosa assolutamente condivisibile, inutile però constatare che il primo a dover lasciare, sarebbe proprio lui, visto lo scandalo di Montecarlo, oramai assodato, trito e ritrito; ho sentito parlare del diritto a dissentire e ad avere risposte chiare dagli interlocutori politici, (altra cosa giusta e corretta), salvo poi accusare i giornali che in questi mesi gli hanno posto sacrosante domande sull’affaire Montecarlo, di persecuzione mediatica contro lui e la sua famiglia, ho sentito parlare di tradimenti di altri suoi collaboratori; forse ciò che Fini dice è vero, ma non ricorda che proprio lui ha tradito tutto quello, che piaccia o meno, ha imparato da un politico quale Almirante. Insomma, frasi, slogan, invettive contro tutto e tutti, resta in ogni caso il fatto che Fini ieri, dal palco di Mirabello, proprio tutta non ce l’ha raccontata, celando, astutamente ed in modo molto intelligente, quali sono i problemi alla base del suo malessere politico. Per una volta tanto che un governo combatte la mafia, attua riforme politiche epocali, (vedi federalismo), tiene la crisi sotto controllo meglio di tutti gli altri paesi dell’euro zona (vedi dichiarazioni di Barroso ed altri esponenti della finanza europea), si sforza di far quadrare i conti al meglio certo, per la situazione contingente, ecco che arriva il guastatore mandato da chissà chi, a tagliare tutti i ponti e riportare il paese agli antichi fasti, si dell’assistenzialismo becero, agli anni in cui il nord paga ed il sud munge, agli anni in cui in questa italietta, la discriminazione è tra chi si spacca la schiena tutti i giorni e chi invece ha soldi garantiti, pur non facendo una beata fava, dal mattino sino alla sera. Non resta che ringraziare Fini, per aver affossato un lungo e duro lavoro, non resta che ringraziare Fini che da Fascista intransigente, diventa oggi un perfetto democristiano, pronto insieme a Rutelli e Casini a costruire il grande centro, non resta che ringraziarlo per aver dimostrato che tutto, nella politica italiana è possibile, ed oggi un sondaggio di una nota casa demoscopia internazionale, indica, come vero leader dell’opposizione italiana, non quindi i vari Bersani, Bindi, D’Alema o laltri, ridotti al lumicino della politica dai dissidi interni e dai continui veti incrociati, bensì lui, si Fini, è il vero leader della sinistra nel nostro paese, ed anche gli italiani se ne stano ovviamente accorgendo. Rimane il mistero di come, tanti nostri concittadini e non solo, per anni siano dipesi dalle labbra di costui, mentre in molti, noi, eravamo sicuri del suo stile volta gabbana, più volte denunciato. Non resta dunque che attendere e vedere come finirà, certo se questo governo dovesse fare le valigie, il paese avrà perso un’occasione per trovare un nuovo assetto che dia dignità a tutti, rimarrà nelle rovine di Prodi e soci, da cui abbiamo ereditato il peggio del peggio, rimarrà in ogni caso un paese FINI-TO.
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